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La notte che bruciammo Chromecast

chromecast

Una volta Groucho Marx ha detto “Trovo che la televisione sia molto 
educativa. Ogni volta che qualcuno l’accende, vado in un’altra stanza a
 leggere un libro.” Oggi forse avrebbe detto “accendo un libro” visto il 
proliferare di kindle e simili (Kobo) ma il discorso non cambia. La tv così 
come oggi si sta sviluppando non funziona. Ogni canale cerca di rifare
 quello che faceva prima solo con una concorrenza di centinaia di altri
 canali. I programmi cult bene o male funzionano grazie alla truffa
 dell’auditel che fornisce gli ascolti basandosi su un campione di 6000
 famiglie per 60 milioni di spettatori. Il futuro è la tv on demand e 
qualcosa si sta lentamente muovendo anche in italia. Mediaset ha il suo sito 
dedicato, come la rai e anche altri canali ne stanno seguendo l’esempio. La
 paura da “se lo metto online perdo spettatori” si sta lentamente attutendo.
 Ma, c’è un ma. La tv non è di qualità. In Italia siamo ancora costretti a 
vedere serie tv con ritardi millenari, con il risultato che la popolazione 
di “serial addicted” si è trasferita su altri lidi. Ma quali sono le 
alternative alla tv di flusso?

L’italia come al solito si muove al rallentatore, in campo musicale l’anno
 scorso è arrivato Spotify (ci sogniamo ancora Pandora) subito seguito da
 Google Music. Finalmente chi vuole ascoltare tutta la musica che vuole
 pagando una fee legale è stato accontentato. Ma sul fronte video? Ancora il
 nulla, o qualcosa di molto simile. Mi spiego meglio. I servizi di
 videostreaming in italia ci sono ma non hanno niente a che vedere con l’idea
 di prezzo fisso “all you can eat” che è stato adottato nella maggior parte 
dei paesi esteri. Andiamo con ordine. In Italia esiste da tempo MUBI, un
 servizio di streaming di film e documentari d’autore, peraltro disponibile a 
poco più di 4 euro al mese per vedere tutto. Peccato che quel “tutto” si 
riduca a una montagna di corti, qualche film degno di nota e la totale 
mancanza dei classici del cinema non disponibili nella library italiana (per 
il solito problema di diritti). Chili è una videoteca online dove è 
possibile scegliere tra centinaia di film. Il problema qui è la forma di
 fruizione. Il noleggio. Andiamo! Che siamo negli anni 80! Perchè mai dovrei
”noleggiare” un file che posso tranquillamente guardare in streaming? Si è
 vero posso scaricarlo su un dispositivo portatile e poi guardarlo quando 
voglio ma sul serio, c’è qualcuno che farebbe una cosa del genere? Il futuro 
è lo streaming, anche e soprattutto sui dispositivi portatili, oramai sempre
 più spesso delle piattaforme dove la memoria interna non è più il fattore
 dominante (perchè prima si avevano Ipod da 60 giga e oggi telefoni da 8?). 
Senza contare l’arrivo della linea LTE più veloce in alcuni casi della linea 
di casa. Il prezzo poi è del tutto fuori mercato. Un film di prima visione
 costa quasi 6 euro, in pratica quello che si pagherebbe, al mese, per 
accedere a tutta la library di Netflix USA o UK (il servizio di streaming
 che domina il mercato e, forse, in arrivo in Italia). Ancora più inutile 
l’opzione di acquisto. 16 euro per comprare un file. L’idea di possesso è
 talmente cambiata negli ultimi tempi che basare un servizio sull’acquisto
 digitale è già diventato “OLD”. Anche Itunes lo sa e si sta già muovendo in
 direzione Spotify e Google music. In fondo perchè possedere qualcosa che non
 è mai realmente nostro? Già perchè forse non lo sapete ma tutto quello che 
”acquistate” in formato digitale non è altro che una licenza di utilizzo
 (anche i libri digitali). Tanto scalpore aveva fatto l’uscita di Bruce
 Willis incavolato nero con Apple quando scoprì che tutta la sua collezione 
di musica acquistata su Itunes non era cedibile ai suoi figli in quanto
 ceduta in licenza per 99 anni al duro a morire e a nessun altro.

Chi è provvisto di console può avere accesso ai servizi video di Sony e
Microsoft (Chili gira anche li) ma la sostanza non cambia. Il noleggio e
 l’acquisto sono le uniche due modalità previste. Un discorso a parte va 
fatto per i servizi on demand delle pay per view. Quello di Mediaset e Sky
Go funzionano molto bene e di fatto liberano lo spettatore dalla schiavitù 
del flusso (MySky già lo faceva, registrando i programmi preferiti) ma hanno 
il grosso problema di essere soggetti all’abbonamento completo. Quindi per 
avere l’ondemand mi devo beccare tutto il flusso spendendo una cifra del
 tutto insensata. Come fare nel frattempo? Una soluzione potrebbe esserci.
 Google ha da poco lanciato un device che  potrebbe rivoluzionare il nostro 
modo di fruire materiale digitale (in tutte le sue forme). Si chiama 
ChromeCast e permette lo streaming di contenuti multimediali direttamente
 dal nostro PC/Mac (o tablet e telefono) direttamente sulla nostra tv munita
di HDMI. Per ora le uniche applicazioni che lo supportano (in Italia) sono 
Youtube e Google Music (entrambe proprietà di Google). L’oggetto si presenta
come una normale chiavetta da collegare al televisore. Una volta connessa
 alla rete domestica Chromecast entra immediatamente in funzione. Per 
utilizzarla con il nostro pc basta scaricare l’estensione apposita per
 Chrome (per questo si chiama ChromeCast) e il gioco è fatto. In un click è 
possibile mandare un video di youtube sulla nostra tv in alta qualità e
 streaming immediato (lo streaming non avviene dal pc alla tv, ma 
direttamente in chromecast. In pratica il pc da solo l’indirizzo dove 
prendersi il video e il device fa il resto, velocizzando molto 
l’operazione). Usando il proprio tablet o telefono l’esperienza è ancora più
 intrigante. Il tablet si trasforma in un incredibile telecomando dove poter
scorrere i contenuti. Mentre mandiamo sulla tv il contenuto scelto è 
possibile mettere in coda altri video che vogliamo vedere, di fatto 
costruendo un vero e proprio palinsesto personalizzato. Provate a immaginare
 un catalogo da scorrere con i nostri contenuti preferiti da poter mettere in
 onda a vostro piacimento. Ci siete riusciti? Si? Benvenuti nel futuro.

Giacomo Cannelli | Bake Agency

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