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God: “The best page in the history of Facebook”

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Facebook conta innumerevoli pagine umoristiche ma una in particolare, con quasi un milione e 200 mila followers, merita un approfondimento.

Si tratta della pagina GOD, il cui amministratore millanta di essere il vero Dio in persona. La pagina ha poco a che fare con l’indottrinamento e la religione, ma ha molto a che fare con gli esseri umani, i loro limiti e pregi.

God, che è anche su Twitter (Twitter @thegoodgodabove) e Instagram (Instagram @goodgodabove) ha aperto la sua pagina alla fine del 2011, guadagnando velocemente fedeli followers e accaniti detrattori.

Ma cosa rende questa pagina così speciale?

Nei primi mesi di vita si è posta come una delle tante pagine che condividono foto e contenuti divertenti presi dal web, con poco velate critiche all’ipocrisia di un certo cristianesimo ottuso e conservatore, e i diari quotidiani di God che raccontava la sua giornata in Paradiso, tra feste, apparizioni sulla Terra e nuove Creature. Con l’aumentare della popolarità, sono aumentate le critiche da parte dei cristiani che si sentivano offesi: gli screenshot dei loro insulti e le esilaranti risposte di God   (spesso versetti della Bibbia che inneggiano alla tolleranza e alla fratellanza) sono diventati uno dei contenuti di punta della pagina, aumentandone ulteriormente la popolarità.

Sono seguite vere e proprie rubriche settimanali, come New Commandment Day e Ask God Wednesday, che hanno coinvolto direttamente i followers invitandoli a suggerire un nuovo comandamento   o a rivolgere una domanda a God, sempre in riferimento a fatti di attualità, dalla morte di Nelson Mandela al fenomeno Bitstrips  .

La comicità di God, per quanto dissacrante e non “politically correct”, è sempre guidata da una sorta di responsabilità sociale: i contenuti tendono sempre condannare l’ipocrisia e l’emarginazione in favore di messaggi di tolleranza e rispetto, indipendentemente da religioni, orientamenti ed etnie.

Questo spirito di inclusività non convenzionale e umoristico ha fatto sì che alcune persone che attraversavano momenti di difficoltà, trovassero nella pagina un luogo nel quale condividere i loro problemi, rivolgendosi in privato  (o meglio, sulla chat privata) a God o scrivendo sulla sua bacheca. Dal gay emarginato all’anoressica con tendenze suicide, sono molte le persone che nella loro solitudine si sono rivolte a questa pagina di facebook che pur essendo umoristica e vagamente blasfema, è riuscita a trasmettere un messaggio di positività ed ascolto, diventando un luogo in cui i followers si aiutano a vicenda condividendo esperienze e dando consigli. Le risposte, i cui screenshot  vengono pubblicati sulla pagina, sono sempre di incoraggiamento e mai banali, e sempre scritte come se dietro al profilo ci fosse veramente Dio e non un bontempone con molto tempo libero.

Non si sa ancora chi ci sia dietro alla pagina, ma alcune settimane fa per la prima volta, il gestore ha pubblicato uno status “personale” e affranto, nel quale affermava che la madre di God era mancata improvvisamente e che per alcuni giorni i post sarebbero stati sospesi. La reazione dei follower è stata immediata, con messaggi di sostegno e solidarietà. Quando, alcuni giorni dopo, God scopre che a seguito della perdita della pensione della moglie, suo padre (che si è scoperto essere un parroco in pensione) attraversava gravi difficoltà finanziarie, decide di lanciare una raccolta fondi  per regalare al padre una vacanza. L’obiettivo della raccolta erano 5000 dollari, ma ad oggi ne sono stati raccolti quasi 35.000, e la cifra continua a salire.

Per essere il profilo virtuale di un’entità astratta, God è riuscito ad avere un impatto positivo sulla vita reale dei suoi follower, i quali nel momento del bisogno hanno saputo dimostrare una generosità tutt’altro che virtuale.

Se è vero che i social talvolta emulano i rapporti reali e sono tacciati di inconsistenza, è anche vero che in alcuni casi possono dare vita a concreti fenomeni di solidarietà, e la storia della pagina God, nata con un intento comico, ne è un curioso esempio.

Flavia Lazzaro | Bake Agency

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