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“L’età dell’oro”, la favola politica di Cyril Pedrosa e Roxanne Moreil

"C’è stato un tempo, giovanotto, in cui valli e montagne non erano delimitate da muri. In cui gli uomini andavano e venivano liberamente…"

Cyril Pedrosa, fumettista francese che molti lettori italiani conoscono grazie ad appassionanti graphic novel come Portugal, torna in libreria con un nuovo lavoro, questa volta affiancato dalla compagna Roxanne Moreil, co-autrice della sceneggiatura.

L’età dell’oro è una storia in due parti, ambientata in un Medioevo trasfigurato da elementi narrativi moderni. Il titolo, infatti, fa riferimento ad un libro leggendario che parla di solidarietà e di uguaglianza in un’epoca caratterizzata da profonde differenze. Un testo rivoluzionario, che legherà il suo destino a quello di Tilda, la protagonista.

C’è stato un tempo, giovanotto, in cui valli e montagne non erano delimitate da muri. In cui gli uomini andavano e venivano liberamente…

L’idea della storia nasce, non a caso, da ragionamenti che i due autori fanno nel corso del periodo pre-elettorale in Francia e che ispirano alla coppia l’idea di un romanzo “sociale”.

Il libro si apre con la morte del re Roman, il cui regno è al centro di feroci lotte di potere tra nobili e signorotti locali. Tilda, sua figlia, è l’erede al trono. Ma un complotto organizzato dal fratello la costringe a fuggire, svelandole un destino che mai avrebbe immaginato.

Testarda ma piena di dubbi, Tilda non sa se deve affrontare il “furore del mondo”, oppure deve difendersene. Cercherà comunque la sua strada, accompagnata nel suo percorso da due cavalieri caduti in disgrazia, Tankred e Bertil.

Tilda "L'età dell'oro"

In occasione della presentazione del libro a Roma, abbiamo chiesto a Roxanne Moreil cosa pensasse dell’accostamento del personaggio di Tilda a Giovanna D’Arco, di cui abbiamo letto in alcune recensioni pubblicate in Francia. Una semplificazione giornalistica, forse, ma che ci aiuta a capire cosa è, e cosa non è, il personaggio creato dalla coppia Pedrosa-Moreil.

Volevamo creare un’antieroina, non un personaggio inviato dalla Provvidenza e che, giunto improvvisamente nel posto giusto, risolve la situazione.

«Quindi da un certo punto di vista Tilda è un personaggio più complesso narrativamente, e non così eroico. In secondo luogo nel nostro libro non c’è, per nostra volontà, alcun accenno di religione, non c’è misticismo di nessun tipo. Una cosa a cui tenevamo particolarmente per il filo narrativo che seguivamo. Quindi comprendo le ragioni del paragone nelle meccaniche narrative, ma non è un paragone molto calzante.»

L’ambientazione, così lontana dalla contemporaneità, e la scrittura della Moreil donano a L’età dell’oro un impatto diverso rispetto ai precedenti lavori di Pedrosa, più centrati su elementi autobiografici. D’altro canto, il lavoro di ricerca grafica dell’illustratore francese, pur muovendosi nel solco della tradizione allegorica (che si ritrova anche nel suo primo lavoro, Tre ombre), ne trasfigura gli elementi, approdando ad accostamenti cromatici che lasciano il lettore affascinato e lo guidano nel procedere nella storia.

Tecnicamente, non è stato facile trovare soluzioni per produrre linee luminose su sfondi scuri.

Dice Pedrosa, e sfogliando il libro se ne capisce il perché.

Il colore è uno dei protagonisti assoluti del libro, il cui grande formato ne amplifica l’effetto. Paesaggi scuri dai quali emergono figure luminosissime e piene di dinamismo, che rileggono in chiave moderna lo stile delle miniature medievali.

Il risultato finale è frutto di più elaborazioni. In una seconda rivisitazione rispetto alle tavole originali, sono stati aggiunti elementi maggiormente medievali, oltre alla dimensione metafisica del racconto, particolarmente evidente nella rappresentazione della protagonista Tilda.

In sintesi, L’età dell’oro riesce nel difficile compito di trovare un equilibrio tra le forme classiche dell’immaginario medievale e la modernità dei temi trattati, in un formato ed una foliazione che esaltano, ancora una volta, il virtuosismo e l’originalità del segno di Pedrosa.

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