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La Casella: con DJ Rocca torna il festival che porta il sound balearico in Umbria

Sono tante le caratteristiche che rendono questo festival unico: come ascoltare artisti dal vivo, godere degli esclusivi djset immersi nel verde della campagna circostante, vivere i party in piscina che si susseguono dal giorno alla notte.

Dal 6 al 8 settembre 2019, a Ficulle, nella magnifica cornice delle colline umbre, si terrà la 2a edizione de La Casella Festival.

Una selezione inglese e italiana del meglio della musica cosmic disco, house e balearic, che vedrà la straordinaria partecipazione di alcuni dei nomi più apprezzati della scena clubbing internazionale.

Il veterano Daniele Baldelli, assieme ai DJ italiani Alex Neri, Don Carlos, DJ Rocca e Franz Scala (SlowMotion), Marco Gallerani e gli inglesi Ray Mang, Al Kent (BBE), Faze Action, Chris Coco (Music for Dreams) e il duo Coyote, saranno alcuni degli artisti che inaugureranno questa seconda edizione.

Le tre giornate di musica sono il risultato di una collaborazione italo-britannica voluta dall’ideatrice Assia Rosica, da vent’anni nel mondo del clubbing londinese, nata con l’obiettivo di celebrare l’amicizia e l’unione attraverso la musica e di fornire, ad un selezionato numero di appassionati, un’esperienza unica nel suo genere.

Insieme all’incredibile lineup e alla sorprendente location, i tre giorni saranno un concentrato di buon vino e buon cibo, il tutto con prodotti a chilometro zero.
Si godrà della convivialità nelle lunghe tavolate, delle sessioni di yoga e delle suggestive passeggiate che (a cavallo) faranno scoprire questo luogo dichiarato patrimonio mondiale dell’Unesco (Riserva Mondiale della Biosfera UNESCO del Monte Peglia).

Gli antichi casali in pietra distribuiti nella valle ospiteranno camere di albergo e appartamenti raggiungibili in pochi minuti a piedi dal corpo centrale, dove avranno luogo i dj set.
Oltre agli alloggi della struttura, per La Casella Festival saranno a disposizione le tende del rinomato Pop-Up Hotel di Glastonbury.

Per darvi le anticipazioni di questo evento, raro nel suo genere in Italia per concept e per qualità artistica, abbiamo invitato due dei protagonisti: Assia Rosica, curatrice artistica di La Casella Festival, e Luca Roccatagliati aka DJ Rocca.

Assia Rosica, come è nata l’idea di organizzare questo evento, quali sono le sue particolarità e cosa dobbiamo attenderci dalla seconda edizione?
Londra è da vent’anni la mia casa.
Ricordo di essere stata totalmente affascinata dall’arte e dalla cultura di questa città. In cima alla lista delle cose preferite scoperte a Londra nella mia giovane età: la moda e la musica!

Ogni settimana la città era piena zeppa dei migliori party musicali.

Per citartene alcuni ti direi Nag Nag Nag al Getto, The Cock, i party di Trevor Jackson, gli after party di Jeremy Healy, e poi ancora Drama o Horse Meat Disco dove ho ascoltato Baldelli nella suo primo set londinese.
Oppure party come Kaos, dove potevi ritrovarti casualmente a condividere una sigaretta con Wolfgang Tillman. Poi c’era il club The End, il The Cross with Canvas, il the Key in Kings Cross e il Vertigo per ascoltare le leggende italiane del clubbing.

La musica di queste feste era così incredibilmente interessante che è stata, per me, una grande fonte di ispirazione.

Dopo aver partecipato al mio primo festival nel Regno Unito, ogni volta che tornavo in Umbria sognavo di poter ricreare a La Casella quella stessa atmosfera, bella e piena di “good vibes”.

Così, due anni fa, ho parlato della mia idea ad alcuni amici e alla mia famiglia e, tutti entusiasti, abbiamo deciso di iniziare questa avventura.

Ho invitato nomi importanti della scena disco, cosmic disco, balearic e house e, sin dall’inizio, dentro di me, ho sentito che tutti avrebbero amato il festival: da noi che l’abbiamo organizzato, ai dj che hanno suonato, al pubblico che ha partecipato.

La Casella Festival è una realtà ancora molto piccola (possiamo ospitare circa 200 persone e i biglietti si vendono in fretta) ma questa è la nostra idea sin dall’inizio: creare un qualcosa più simile ad una festa privata che a un festival, in cui tutti hanno la possibilità di conoscersi, condividere la propria passione per la musica e, con gli anni, crescere insieme diventando sempre di più.

L’intento è quello di rendere questi tre giorni tra le colline umbre indimenticabili, ospitando Dj inglesi e italiani, amanti e intenditori della migliore musica elettronica, disco, House e Balearic, creando nuove connessioni e riunendo vecchie amicizie.

La musica è sicuramente il fulcro del festival ma l’atmosfera magica della valle e tutto ciò che c’è attorno (dalle varie attività che è possibile svolgere a La Casella e nei dintorni, alle persone che partecipano a LCF) contribuiscono a rendere questo party davvero speciale.

La Casella si inserisce nella categoria dei cosiddetti boutique festival, un concept innovativo ma già diffuso anche nel nostro Paese (pensiamo a Jazz Re:Found nel Monferrato o al Gaeta Jazz Festival, solo per citarne un paio) ed in netta antitesi con i grandi eventi perché vuole privilegiare contesti inusuali, con attenzione al territorio e all’ambiente oltre ad una selezione artistica con una chiara identità musicale.

La tua esperienza ventennale nel mondo del clubbing londinese ti ha portato a maturare l’idea di un concept che rappresenti una vera e propria esperienza immersiva per i partecipanti; raccontaci il percorso che hai svolto per immaginare La Casella…
L’idea alla base de LCF è stata quella di unire, attraverso la musica, i due Paesi che amo: l’Italia e il Regno Unito, ed è questo il motivo per cui definisco il mio un Anglo Italian Festival.
Vorrei che in questo festival non mancasse mai lo stile e la classe dei grandi Dj italiani, che l’avanguardia inglese fosse sempre la nota eclettica.

Vorrei che chi venisse al festival provasse l’emozione che provavo io da teenager quando con i miei amici partivamo la notte da Pescara alla volta della riviera romagnola, solo per ascoltare Coccoluto, Ralf, Ricky Montanari.

Essendo poi un tipo molto empatico, a Londra mi definirebbero una “soul-girl”, e allo stesso tempo amando anche la cultura dei club britannici, decidere la direzione che il festival avrebbe dovuto prendere è stata una scelta davvero facile.
Ho sempre immaginato di portare qui il meglio che c’è sulla scena musicale odierna, i produttori più cool, i dj più rispettati a livello internazionale… Ho sognato e sogno tuttora qualcosa di nuovo per l’Umbria e per l’Italia, qualcosa di musicalmente emozionante e di cosmico!

Il festival è giovane ma già ambizioso; tuttavia come spesso accade per le realtà imprenditoriali che si cimentano con la realizzazione di un festival musicale, lo sforzo produttivo è particolarmente elevato e la gestione degli aspetti artistici non può non tenere conto dei costi e dell’impatto amministrativo e organizzativo che la gestione richiede.

Qual è il modello che seguite nella pianificazione e nell’organizzazione dell’evento?
Assolutamente, lo sforzo produttivo per una realtà giovane e piccola come la nostra equivale al peso di un macigno, rispetto ad un festival come Glastonbury per cui la nostra organizzazione sarebbe invece uno scherzetto.

Tuttavia la passione, la dedizione e lo spirito di condivisione con cui è nato questo festival, hanno fatto si che tutto fosse più leggero.

Lo ammetto, siamo stati fortunati: la tenuta di famiglia sembrava fatta a pennello per quello che avevo in mente e nessuno dei miei amici o dei contatti di lavoro consolidati negli anni si è tirato indietro nel darmi una mano.

Per esempio, il mio caro amico Phil, direttore di Neighbour, ha lavorato a questo bellissimo logo.
Certo la pianificazione fatta con largo anticipo fa tanto, ma non ti nego che essendo in pochi, e facendo tutti tutt’altro nella vita, spesso si improvvisa molto.

Daniele Baldelli, insieme ai dj Italiani Alex Neri, Don Carlos, DJ Rocca e Franz Scala (SlowMotion), Marco Gallerani e gli inglesi Ray Mang, Al Kent (BBE), Faze Action, Chris Coco (Music for Dreams) e il duo Coyote, saranno alcuni dei dj e producer presenti in line-up che animeranno le notti di questa seconda edizione.


Raccontaci gli artisti presenti quest’anno (alcuni dei quali ritornano dopo la positiva esperienza della scorsa edizione) e quelli a cui sei particolarmente legata per affinità e gusto musicali.

L’anno scorso siamo stati fortunati ad avere nomi come Phil Mison, Nick the Record, Dean Sunshine, Matthew Timms… Ma se devo dirti un aggettivo con cui connoterei questa lineup rispetto alla precedente sicuramente ti direi “sublime”.

Questa line up è un manifesto di qualità, molto distante dalle logiche che portano sempre in prima linea gli headliner commerciali.

Abbiamo messo insieme artisti molto diversi, dai più giovani emergenti, a quelli storici e ormai affermati. Spazieremo dalla house alla dance, dal funky alla balearica.

Certo chiedere quali sono i dj a cui sono più legata, sarebbe come chiedere ad una madre chi preferisce tra i suoi figli!

Ai miei occhi, i dj che sono nella lineup de La Casella Festival sono tutti speciali! Ognuno con il proprio stile e quella “vibes” che li rendono unici e inimitabili. Sicuramente, la cosa che li accomuna tutti è la qualità di ciò che creano, producono e suonano.

Posso dirti, però, che il ritorno di Don Carlos, Mikey, Marco Gallerani e Baldelli mi ha resa veramente felice.
Per non parlare poi dell’onore di avere con noi Dj Rocca e Alex Neri e aver coinvolto Franz Scala con la sua etichetta Slow Motion.

E poi ho già la pelle d’oca all’idea di ascoltare il mio amico Simon di Faze Action, Al Kent, Chris Coco, Ray Mang, e il duo Coyote, rispettatissimi all’estero ma poco presenti nella scena dei live set in Italia.
Insomma, credo che questa line up sia veramente straordinaria e sono certa che tutti la apprezzeranno!

Se dovessi raccontare in poche righe in che modo si svolge una giornata a La Casella Festival come la descriveresti al pubblico interessato a partecipare?
Una giornata a La Casella Festival è difficile da descrivere in poche righe. Ovviamente la musica è padrona della giornata, con un dj set che inizia in tarda mattinata per concludersi all’alba del giorno dopo.

La selezione musicale è bilanciata per ottenere il flusso di suoni più adatto al momento più giusto.

LCF però è molto di più: immergersi nei boschi dove il silenzio della natura è quasi assordante, cenare tutti insieme in una grande tavolata a lume di candela mangiando piatti squisiti preparati nel ristorante di famiglia, i barbecue a bordo piscina mentre si ascolta un bel set balearic, conoscere e confrontarsi con i grandi della musica house, dance e balearic.

Perdersi in piacevoli chiacchierate, stringere nuove amicizie e inaspettate collaborazioni, ma anche godersi la musica in assoluta libertà quasi fosse una meditazione…

Che musica ascolti quando non sei impegnata nell’organizzazione dell’evento?
Ho una piccola collezione di vinili, che va dalle icone del rock e della new wave post-punk alle etichette indipendenti di giovani emergenti.
Alcuni di quelli che amo di più?! I The Smith, i Cure, i Talking Heads, Moodymann, Dave Owen, Ahmad Jamal, Art ensemble of Chicago, Chaz Jankel, Theo Parish, Prince Thomas, Tony Esposito, Jay Daniel, Dennis Mpale, The Harden Brothers, Arcade Fire, Adriano Celentano, Marianne Faithful, Cameo…

E questi sono solo alcuni, potrei andare avanti per ore!
In alternativa ai dischi, amo ascoltare i podcast che mi inviano i miei amici dj, o radio come BBC Radio 6 di Gilles Peterson, Soho radio e NTS.

Invece se sto lavorando? Musica classica tutta la vita!

DJ Rocca, nell’arco della tua carriera hai dato vita a diversi progetti non solo come DJ e produttore sotto diversi Moniker (Ajello con Fabrizio Tavernelli, Crimea X con Jukka Reverberi, Rocca & Baldelli, Erodiscoteque con Dimitri From Paris, solo per citarne alcuni) ma anche come musicista e riconosciuto professionista nel panorama della club culture.

Quale di queste diverse “anime” è stata per te più significativa e in quale direzione si sta dirigendo il tuo lavoro di ricerca e sperimentazione in ambito musicale? Alcuni anni fa hai avuto la possibilità di lavorare con il pianista jazz Franco D’Andrea per il progetto Electric Tree in trio insieme ad Andrea Ayassot (già nel quartetto di Franco D’Andrea e nel quintetto Quilibrì), un concept album poi tradotto anche in performance live all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Puoi raccontarci qualcosa di più del tuo “lato jazz”?
Partiamo dall’immenso Maestro che è Franco D’Andrea…ci tengo a precisare che il progetto Electric Tree è il mio massimo orgoglio! Il sodalizio con D’Andrea è proseguito ed è tutt’ora in atto nella forma di Ottetto, con cui abbiamo fatto nel 2018 due album doppi (Intervals I, Intervals II), uno dei quali è stato eletto migliore disco Jazz italiano dell’anno, per la prestigiosa rivista Musica Jazz. Giusto la settimana dopo il festival La Casella, saremo in concerto all’Europe Jazz Conference.

Veniamo ora al mio lato Jazz. Non mi sento di ridurlo ad un ‘lato’ solamente, ma è la summa di quello che abbraccia il criterio musicale a cui faccio riferimento…

Il Jazz è libertà, sperimentazione, ricerca, divertimento… L’intenzione che ha generato tutte le categorie della musica black, che possa essere Soul, Disco, Funk ma anche House e Techno.

Più in particolare ho avuto un decennio, tra i venti e i trent’anni, di completa immersione nel jazz, dal be bop, al free, fino alla fusion, come sassofonista e flautista, studiandomi Charlie Parker, John Coltrane o Eric Dolphy, Pharoah Sanders e Michael Brecker.

Quando è arrivato il periodo Acid Jazz, nei primi anni novanta, magicamente le mie due passioni, quella del DJ e del Jazz si sono unite… Da li in poi, è partito tutto, dal Maffia, alle produzioni, ai dischi.

Ai tempi del Maffia Soundsystem (e di Agatha, la serata del Brancaleone a Roma) si suonava il ritmo sincopato del drum&bass e del breakbeat; da precursore, cosa pensi della scena bass music di oggi?
Sinceramente non seguo come vorrei questa scena, ma solo saltuariamente. Mi è capitato un anno fa in Cina, di suonare assieme ad un DJ che fece un bellissimo set in stile Bass, con fantastici brani mai ascoltati prima. Per quanto può valere il mio giudizio, ho constatato che il verbo del Bass Is Maternal è ancora attivo e pieno di cose da dire.

Ultimamente nei miei remix, sto reintroducendo le amate sub frequenze, ma decontestualizzate, e cioè in ambito tech house, o disco mutante.

Puoi darci qualche anticipazione sulle produzioni alle quali stai lavorando e le prossime uscite di Dj Rocca?
Questo 2019 è un anno particolarmente fecondo per la produzione di dischi, con il mio album ISOLE appena uscito, il lancio della nuova label 4QUARTI di soli 7 pollici, in compagnia dell’amico Alberto Zanini, cinque singoli ed altrettanti remix.

In questo momento sto lavorando alla preparazione del live che presenterò al Festival Time In Jazz di Berchidda (in Agosto).

Paolo Fresu, che organizza da 32 edizioni questo evento, mi ha voluto come DJ per quattro serate, ed io gli ho proposto in aggiunta, una sorta di Jam tra le macchine ed i musicisti che si esibiranno al festival.

Avrò uno spazio notturno dove farò ballare con i dischi, ma anche con mie produzioni smontate e rimontate per l’occasione, giusto per dialogare dal vivo con i solisti in cartellone a Berchidda.

Dal lato uscite discografiche, ci sarà in settembre un dodici pollici con un’altro progetto che porto avanti sul fronte sperimentale: Obsolete Capitalism, più precisamente questo singolo è in collaborazione con Howie B, e sarà la Chaos Variation II.

Sempre dopo l’estate uscirà per la label Roam Records di San Francisco, il singolo ‘Slide To Unlock’, con fantastici remix curati da I:Cube e The Emperor Machine.

Entro la fine dell’anno, un’altro 7” per la 4Quarti, ed un singolo DJ Rocca per l’etichetta texana Whiskey Pickle, impreziosito da un remix dei Chicken Lips.

Con Daniele Baldelli abbiamo appena pubblicato un 12” su Rogue Cat Sounds intitolato ‘Sky Dump’, e c’è in ballo un EP per la Nang, con le nostre rivisitazioni ai classici New Wave anni 80, come A Flock Of Seagulls, Wang Chung, Berlin

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