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Quanto è fondamentale il marketing nello storytelling?
Film, Rubriche, Seconda Colazione di Margian Laganà Ghadimi
25 Settembre 2019
Cosa succede quando si rinnega il marketing in nome dell’amore del cinema puro?
Questo è ciò che bisogna ripetersi quando si guarda Waiting for the barbarians, l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Coetzee.
Il regista, infatti, sembra aver volontariamente tralasciato tutte le strategie, le riflessioni e gli stratagemmi del marketing in favore delle suggestioni della recitazione.
Per saperne di più sulla conferenza del film, leggi qui.
L’unica reazione positiva del film è che ti lascia la curiosità di scoprire il racconto originale del libro (sempre se si è un’amante della lettura).
Waiting for the barbarians è proprio come dice il titolo: un’attesa.
Ma non è emozionante, sorprendente, intrigante o entusiasmante. Al contrario si presenta come una pellicola lenta, antiquata, non pensata.
Se il marketing ha svenduto l’anima del vero cinema per rendere i film più interessanti, è anche vero che senza una strategia, non si percepisce alcuna emozione.
Un cast eccezionale quello formato da Mark Rylance, Johnny Depp e Robert Pattinson, che però non è stato sostenuto dalla trama del film.
Eccezionali in tutto e per tutto, nei loro personaggi così rigidi, riflessivi, umani e disumani; hanno reso interessante (per quanto possibile) una storia che sembrava non voler andare avanti.
Un magistrato, amministratore di un isolato avamposto di frontiera al confine di un impero senza nome, attende di andare finalmente in pensione.
Ma i suoi programmi cambiano all’arrivo del colonnello Joll che, incaricato di riferire sui movimenti lungo la frontiera, conduce delle investigazioni crudeli e disdicevoli.
Queste sfociano in un bagno di sangue tale, che ad un certo punto, il magistrato stesso si pente dell’atrocità permesse.
Una narrazione che sarebbe potuta sicuramente essere movimentata, adrenalinica ed estasiante (anche grazie alla presenza dei suoi protagonisti), risulta invece lentissima, noiosa eterna.
Ogni cambiamento, ogni trasformazione del territorio, ogni ribellione, ogni dolorosa consapevolezza del magistrato appaiono sbrigative e non strutturate.
Dove ci potrebbero essere estenuanti combattimenti all’ultimo sangue, crisi morali e devastanti prese di coscienza, troviamo invece passaggi velocissimi che non si soffermano a raccontare l’animo umano né le conquiste o perdite territoriali.
Una semplicità che, sebbene venga spesso ripagata, in questo caso ci lascia con l’amaro in bocca.
In che modo sarebbe cambiato l’esito se ci fosse stata una strategia di marketing?
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