Quando parliamo di cinema, parliamo di visione, di sguardo e di immagini. Tutti sappiamo, però,…
16 Ottobre 2020
Vi sta guardando tutto il mondo del cinema come esempio. Sono grato alla Festa del Cinema di Roma che ha deciso di andare avanti riportando il pubblico in sala.
Steve McQueen
Sir Steven Rodney McQueen, detto Steve (Londra, 9 ottobre 1969), il regista di 12 anni schiavo, Shame e Hunger, si è presentato ieri sera (a sorpresa) sul red carpet di Soul, il film di apertura della Festa del Cinema di Roma.
Un veloce passaggio in Auditorium prima del suo tappeto rosso ufficiale di oggi, per il ritiro del Premio alla Carriera che Antonio Monda gli consegnerà, fisicamente, nel pomeriggio (alle 17:00).
Ma Steve McQueen è intervenuto anche per presentare la sua mini serie cinematografica Small Axe. Cinque film antologici, tre dei quali hanno aperto la 58° edizione del New York Film Festival, e sono stati presentati oggi in digitale, e in sala, a Roma.
Steve McQueen:«Questo premio significa molto per me, anche perché non sono arrivato ancora neanche alla metà del mio percorso artistico… Cercherò ogni volta di fare meglio!
E poi ricevere un premio dal festival di Roma è un onore.
Il mio nuovo film è una pellicola antologica e si intitola Small Axe, racconta vari episodi della vita nella comunità afro-britannica di Londra tra gli anni settanta e ottanta, anni nei quali ho vissuto a Londra da ragazzo… Dei problemi ma anche della felicità di quel periodo.»
Riguardo all’importanza del movimento Black Lives Matter, alla domanda pensa che i problemi delle persone di colore, specialmente negli Usa, saranno mai risolti? Il regista ha risposto con fermezza e decisione:
Le persone di colore non hanno nessun problema, sono gli altri ad avere problemi con loro.
Comunque sia spero che le difficoltà vengano presto superate e che le cose migliorino altrimenti saremo noi a non poter convivere con gli altri.
Ciò su cui dovremmo concentrarci però è come ci sia voluta una pandemia, un omicidio così gratuito e violento come quello inflitto a George Floyd, brutalmente consumato sotto i nostri occhi, per mettere milioni di persone in marcia.
Per farci rendere conto che il razzismo esiste ancora.
C’è stato un risveglio di massa perché eravamo tutti chiusi nelle nostre case, costretti a affrontare le nostre fragilità mortali.»
C’è voluta una sofferenza così grande per comprendere che il razzismo, purtroppo, è ancora qualcosa con cui dobbiamo ancora fare i conti.
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