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Il Nemico invisibile. L’arte di Onze.

duelPartiamo da un velo. Non un velo pietoso da stendere ma da strappare. Tagliamo la tela senza per questo darcela a gambe e andiamo in frantumi come è giusto che sia per ogni benedetto lupo della steppa che si rispetti.. Da cosa non sfuggiamo? Dalle caleidoscopie della nostra coscienza. Territorio sconosciuto quanto basta per essere popolato da simboli, archetipi e sogni di trasformazione. Stiamo lavorando con delle immagini. Traduzioni visive di uno spazio interiore. Anche se per immagini il problema resta nel problema del “perduto”, quel “lost in the translation” che inevitabilmente accompagna la descrizione di qualcosa con un qualcos’altro. Ci buttiamo adesso nella pubblicità. Un territorio nel quale sappiamo come un’immagine valga più di mille parole. Bombardati come siamo dalle immagini ci stiamo salvaguardando da miliardi di parole. L’inconscio collettivo dalla pop art in poi ha trovato nuovi archetipi, nuovi totem e brividi di ancestralità nel design di una bottiglietta o nel contenitore cilindrico di una zuppa di fagioli. Di che pasta siamo fatti o da quale coscienza siamo determinati? Il merito dell’arte e il demerito delle applicazioni delle tecniche artistiche alle esigenze del mercato se considerato come uno stimolo, un limite da superare piuttosto che un losco deterrente per sbarcare il lunario offre delle liriche eccezioni e la codificazione di nuovi linguaggi.tanguista

pastamaticOnze è un illustratore romano, classe 1967. Il suo vero nome è Stefano Centonze. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma. Una lunga serie di prestigiose collaborazioni, ha fatto parte nel 2007 di quel collettivo messo in mostra nella capitale sotto il nome cenacolare di “Nouvelle Graphique Romana”, una mostra all’Istituto di cultura di Tokyo nel 2009. Traduce le narrative della collana “Contromano” di Laterza in immagini di copertina che inconfondibili riproducono lo stato di coscienza e le alterazioni del vivere quotidiano. Opere su commissione e opere senza committente. Illustrazioni per il Manifesto ma anche per Donna Moderna. Ultimo e prestigioso incarico quello per L’Espresso. Un tratto unico, un messaggio comune, una sintesi che fonde materia pittorica e digitale in nuove formulazioni del segno e del colore. Non ha paura dello scanner e usa photoshop quanto basta per illuminare il suo universo fatto di sovrapposizioni, trasparenze come stati mutevoli e cangianti. Perché tutto è mobile seppure sulla fissità di un canvas, di una tela-copertina di una tela-poster e di una tela-monitor visto che da qualche tempo si è dedicato anche alla realizzazione di particolari videoclip.


milkingIl segno è tratto di matita, segno calcato sul foglio perché anche la rappresentazione di un volto, di un corpo è pur sempre la traccia di un confine, un territorio definito ma labile. Umanizzando il contesto mettendolo in relazione con se tesso. Non a caso la sua mostra personale ha preso il titolo di HUMANIZED e sottotitolo tripartito in THE FACE – THE BODY – THE CITY. Il catalogo pubblicato da Coniglio editore e affidato all’investigazione critica di Ferruccio Giromini, Goffredo Fofi (che lo aveva premiato nel 1998 quando dirigeva il trimestrale “Lo Straniero”) e Daniele Broli.

il-nemico-invisibileQuesto il contesto. Umano, troppo umano. Mai abbastanza, però. Guardiamo dritto negli occhi le sue opere e i suoi lavori. Osserviamo il suo modo di procedere. Per addizione la forma ritrova se stessa sovrapponendosi e slittando, il pennello determina le zone del corpo. Il collage, l’uso di particolari retini riempie il segno della linea, trasformando i sogni del punto nell’inquietudine della superfice. L’umanità di Onze è coscienza applicata all’eterno regno del riproducibile. Le aree di competenza e di appartenenza vengono ridefinite grazie all’utilizzo di pattern, silhouette ritagliate direttamente dal foglio, dal cartoncino, incollate e quindi scansionate. Il colore è pennellata, le sovrapposizioni infinite. In un universo del genere anche la metropoli finisce per essere naturale sovrapposizione di segmenti come trait d’union di un un discorso comune ma frammentato. Daniele Brolli ha definito Onze come un “killer delle illusioni”. Onze scende con la sua arte dentro di loro come negli inferi di un’urbanità spesso contraffatta nelle sue codificazioni pubblicitarie. Quindi anche dentro se stesso e dentro ciascuno di noi. Il “nemico invisibile” titolo significativo di alcuni suoi lavori esce allo scoperto e tanto più è dolorosa la lacerazione del confronto, la perdita di protezione, e la riproduzione del dissidio tanto più emerge il significato della sua provacazione.

l'ombra-del-tuo-caneAnche noi, “ombre dei nostri cani?”, ci aggrappiamo alla nostra umanità. Un umanità scandita e scolpita dai condizionamenti e da quei vincoli dai quali illusoriamente crediamo di poterci liberare. La capacità di vedere ciò che non vediamo, la sommatoria di queste variabili che ci determinano è frutto di una costante ricerca che rende uniche le “applicazioni” artistiche di Onze. Pericolose, destabilizzanti, urticanti e irriverenti.

A questo punto l’illustratore come artista, fuori dalla frustrazione dei vincoli del mercato, trova nuove forme di ammutinamento. Negativamente l’odio genera amore come il buio la luce. L’eccesso di segno, il frastuono degli oggetti dentro gli oggetti inquietano quanto basta le mosse dell’intuizione. I colori liberano luce quanto più apparentemente assorbono. Le vie della liberazione sono infinite.

Luca Perini | Bake Agency

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