Cerca
Close this search box.
  • Economia in pillole
  • Rubriche

I 5 indicatori macroeconomici più importanti per un’economia

Come sta andando l’economia di un paese? Bene o male?

Per rispondere a questa semplice domanda ci sarebbero tantissimi fattori economici, politici e finanziari che si potrebbero o dovrebbero consultare. Però dal mio punto di vista ci sono 5 indicatori macroeconomici che svettano nettamente su tutti gli altri per importanza.

Se questi 5 indicatori sono positivi o migliorano, vuol dire che la salute di un’economia è buona o migliora. Viceversa, se questi 5 indicatori peggiorano, vuol dire che la salute di un’economia sta peggiorando.

Iniziamo.

1) Prodotto Interno Lordo (PIL) e PIL pro capite

Il PIL è chiaramente l’indicatore macroeconomico più importante di tutti per capire la forza di un’economia in un dato momento storico.

Ma che cos’è il PIL?

Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è il totale di beni e servizi finali prodotti da un paese in un certo periodo di tempo.

Il periodo di tempo preso come riferimento di solito è 1 anno.

Più il PIL è alto, più l’economia di un paese è avanzata. Ma soprattutto, più il PIL cresce più l’economia di un paese cresce.

Viceversa, un PIL in calo indica una recessione, quindi indica il peggioramento dell’economia di un paese.

Molto spesso si ci dimentica però che oltre alla grandezza del PIL in sé, si dovrebbe tenere conto anche della grandezza del singolo paese e della popolazione del singolo paese.

E infatti l’indicatore da monitorare per capire la ricchezza dei singoli cittadini è il “PIL pro capite”, non il PIL.

Il PIL pro capite indica il PIL per singolo cittadino. Più questo indicatore è alto, più i cittadini del paese sono benestanti. Più questo indicatore è basso, più i cittadini del paese sono poveri.

L’Italia è oggi il 7° paese al mondo per PIL, mentre è il 27° per PIL pro capite.

Chiaramente però il PIL pro capite va interpretato a seconda del paese. Perché paesi molto piccoli come il Lussemburgo o il Qatar è ovvio abbiano un PIL pro capite molto alto, anche se ciò non indica uno sviluppo economico complessivo maggiore di paesi come gli USA o la Germania.

2) Occupazione

Raggiungere la piena occupazione è chiaramente uno degli obiettivi principali per il governo di un paese.

Sebbene vi sia una percentuale minima di disoccupazione che viene detta “naturale”, in linea generale il tasso di disoccupazione più è basso, meglio è.

L’occupazione è connessa al PIL e alla crescita economica, perché più il PIL cresce più la disoccupazione diminuisce.

Ci sono poi tassi di disoccupazione specifici per alcune categorie di persone, per esempio le donne o i giovani. Spesso combattere la disoccupazione per alcune categorie specifiche è ancor più difficile che combattere la disoccupazione in generale.

Basti pensare alla piaga della disoccupazione giovanile in Italia e Spagna, che ad oggi si attesta rispettivamente al 32% ed al 39%. Il tasso di disoccupazione italiano complessivo è invece pari al 10.8%.

3) Debito/PIL

Al debito/PIL ed al deficit/PIL ho dedicato un intero articolo di questa rubrica, articolo che ti invito a leggere.

In questo articolo ti ricordo soltanto che da un lato il debito/PIL è uno degli indicatori macroeconomici peggiori dell’Italia, visto che ad oggi si attesta al 132%. Un valore molto alto e negativo.

Dall’altro lato, come spiegato nell’articolo linkato sopra, negli ultimi anni c’è stata una pessima gestione delle dinamiche per il rientro del debito/PIL italiano. Pessima gestione imposta dalla Germania e dall’UE.

4) Inflazione

L’inflazione è l’aumento generalizzato e prolungato dei prezzi che porta alla diminuzione del potere d’acquisto della moneta.

È ormai opinione consolidata che il tasso di inflazione ideale per un’economia è pari a circa il 2% annuo.

Un aumento o un calo dell’inflazione annua molto maggiore del 2% o molto minore del 2% è penalizzante per un’economia.

Il controllo dell’inflazione è uno dei compiti delle banche centrali. E infatti la BCE sta attuando una politica monetaria espansiva anche per far aumentare il tasso di inflazione dell’eurozona e riportarlo “close but below 2%” (visto che al momento si attesta attorno all’1%).

5) Consumi

Infine, i consumi. I consumi sono una vera manna per l’economia.

Se aumentano i consumi vuol dire che aumenta la domanda di beni e servizi. E quindi vuol dire che aumentano la produzione e il lavoro.

In definitiva, l’aumento dei consumi comporta l’incremento della ricchezza e del PIL.

L’indicatore classico per capire l’evoluzione dei consumi prende il nome di “vendite al dettaglio”. Se esse aumentano, ciò è un ottimo segnale per l’economia e può voler significare che l’economia è in espansione.

Viceversa, un calo delle vendite al dettaglio è spesso un sintomo del fatto che l’economia è in recessione.

In questi ultimi mesi i consumi in Italia sono di fatto in stagnazione, visto che registrano aumenti dello “zero virgola”.

Conclusione: gli indicatori macroeconomici vanno paragonati con la situazione globale nel suo complesso.

Infine, ricordo che nel mondo globalizzato di oggi bisogna sempre paragonare l’andamento di un’economia con la situazione economico-finanziaria globale.

Ad esempio, in questo articolo sottolineavo come la crescita del PIL italiano degli ultimi anni sia stata deludente visto il contesto monetario di riferimento e vista la crescita degli altri paesi europei.

Oppure, un altro esempio che posso farti è questo: sarebbe stato folle addossare le colpe di una diminuzione di PIL, consumi e occupazione ad un singolo paese europeo nei mesi caldi della crisi globale del 2008. Visto che in quel caso si trattava di una crisi sistemica.

Leggendo questo articolo hai imparato quali sono i 5 indicatori macroeconomici più importanti per capire la situazione attuale di un’economia. Spero che questo articolo ti sia utile per poter giudicare l’andamento dell’economia italiana in modo più consapevole!

>>> Seguici sulla pagina Facebook di Just Baked! <<<

Sommario

LEGGI ANCHE

ARTICOLI CORRELATI