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PAROLE AL VENTO.
Credi in te stesso

E alla fine, ecco spuntare l’imperativo categorico, quello che rivela nella sua credibilità millantata per apodittica tutto un impianto etico, taciuto per decenza nella sua forma sistematica.
Di “Credi in te stesso”, come di consueto, vediamo le implicazioni dirette, ma soprattutto l’implicito, l’area d’ombra adatta a rivelare l’orizzonte filosofico sotteso o sottinteso. Il messaggio iniziale, immediatamente disponibile – comodamente a casa tua, verrebbe da dire – è: “abbi fiducia nelle tue capacità”. A ben vedere si tratta di una tautologia: se ho delle capacità è ovvio che farò affidamento su di esse e non su quelle che non ho. Appena sotto questo strato iniziale – la banalità di cui il male si ammanta – c’è una esortazione di carattere psicologico: “non ti buttare giù”, “dai la scalata a ciò che desideri”.
“Chi non ha coraggio non se lo può dare” diceva don Abbondio, indicando un’esperienza comune, alla faccia dei motivatori di mestiere, cioè che un’attitudine emotiva si può tenere sotto controllo, ma non indurre, al netto dell’assunzione di sostanze psicotrope. Quindi al secondo strato “credi in te stesso” ci rivela probabilmente un’oscura esortazione all’assunzione di ansiolitici a blando effetto anti-depressivo.
Fin qui il campo semantico dell’espressione appare quanto meno arido. Eppure – o forse proprio per questo – è uno degli adagi più utilizzati nelle lingue più importanti. Scaviamo ancora: “io non posso darti una mano, fai da solo”, ecco, così “credi in te stesso” è la versione disseccata dell’antico “aiutati che dio t’aiuta”, parecchio più laica: se l’espressione tradizionale bocciava ogni atteggiamento fideistico verso il soccorso divino, a favore di una robusta prassi, quella contemporanea sottintende doti taumaturgiche di un atteggiamento da assumere, che somiglia molto a fidarsi della preghiera. Scegliete voi da che parte stare.
Un’ultima notazione. Forse lontano dall’uso quotidiano – ipocritamente innocente – possiamo trovare un ulteriore senso all’espressione in esame: “Se non hai nulla in cui credere – condizione d’altronde consustanziale alla contemporaneità – invece di fartene una ragione e disinnescare le tue velleità espansive in nome di una visione del mondo che ti giustifica, credi nella tua affermazione personale”: alle tue azioni basti il fatto di essere tue. Esattamente ciò che accomuna l’omicida di massa e i partecipanti ad Amici di Maria de Filippi.

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