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LIFE: lo specchio dell’America

LIFE è stato il primo settimanale americano a concentrarsi sulla fotografia, assegnando lo stesso spazio a immagini e testi. Quando nacque la rivista LIFE, la sua missione era quella di permettere al pubblico americano di vedere la vita per assistere ai grandi eventi nel mondo così da vedere, stupirsi ed essere istruiti.

La nascita di LIFE

Fortemente influenzato dalle pubblicazioni di fotogiornalismo tedesco come Berliner Illustrierte Zeitung (BIZ), è stato prodotto dall’ editore e redattore Henry Luce, che aveva precedentemente lanciato il Time nel 1923 e Fortune nel 1930.

LIFE esisteva dal 1883, ma fu acquistato da Henry Luce nel 1936 per la Time Inc. Quando Life apparve per la prima volta, gli Stati Uniti si riprendevano dalla Grande Depressione e, fedele alla sua missione, la rivista mostrava al suo pubblico bianco, prevalentemente di classe media, la vita che stavano conducendo milioni di persone in tutto il Paese.

Il primo numero della rivista di Henry Luce, pubblicato il 23 novembre 1936 per 10 centesimi a numero, conteneva 50 pagine di fotografie e didascalie condensate.

Quando la rivista iniziò a pubblicare recensioni di teatro e film, adottò un sistema di codifica a semaforo, con buone recensioni segnate da un punto verde, recensioni negative da rosso e da giallo.

La prima copertina di LIFE

La storia della prima copertina di Life riguardava la costruzione della diga di Fort Peck nel Montana. È caratterizzato da una foto della diga di Margaret Bourke-White, accompagnata da un rettangolo rosso a strisce nell’angolo in alto a sinistra, contenente il titolo in un semplice, bianco sans-serif.

Prima copertina di LIFE
(Credit: The Picture Collection Inc)

La fotografa Margaret Bourke-White, sfruttò la struttura monumentale, per trasmettere un senso di ambizione per il New Deal di Franklin D. Roosevelt, su due ingegneri. Sharon Corwin, capo curatore del Colby College Museum of Art, scrive nel libro Life:

La fotografia sottolinea le tensioni tra le promesse

del modernismo industriale e lo status ambiguo del lavoratore americano”.

La rivista fu salvata dalle prime perdite finanziarie dal suo controverso numero dell’11 aprile 1938, in cui pubblicò un articolo di cinque pagine su “La nascita di un bambino“, un film vietato che descriveva l’intero processo del parto.

La propaganda nemica

LIFE pubblicò il lavoro di molti fotografi della seconda guerra mondiale, tra cui Robert Capa, che documentava gli sbarchi in Normandia. Il significato simbolico degli Stati Uniti era di grande importanza per i redattori di Henry Luce e Life. Quando scoppiò la guerra in Europa, la rivista colse l’occasione per ribadire ulteriormente il suo scopo. Henry Luce in particolare era favorevole al coinvolgimento degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale. 

Pubblicò un editoriale intitolato “The American Century” in cui invitava gli Stati Uniti a porre fine al loro isolazionismo.

La loro copertura ebbe un tale successo che la propaganda nemica ne copiò il layout e l’enfasi sulla fotografia. Henry Luce ha assunto molti fotografi e artisti famosi per le sue copertine, anche se l’immagine di copertina più famosa rimane la fotografia del V-J Day (Giornata della vittoria sul Giappone) di Alfred Eisenstaedt.

V-J Day di Alfred Eisenstaedt
Times Square, New York City, August 1945 by Alfred Eisenstaedt (Credit: The Picture Collection Inc).

L’assassinio di Kennedy

L’unica volta che la copertina cambiò fu nel novembre e dicembre 1963, quando fu stampato in bianco su nero per segnare l’assassinio del presidente Kennedy. Life vantava uno stretto rapporto con i Kennedy, aveva documentato il corteggiamento e il matrimonio di John e Jackie, nonché la presidenza.

Memoriale di Kennedy LIFE
LIFE: John F. Kennedy Memorial Edition, 1963.

La rivista LIFE nel 1972 cessò di pubblicare settimanalmente, e dopo una serie di numeri semestrali riemerse come titolo mensile nel 1978. Nonostante non esista più come una volta, Life ha mantenuto l’eredità di una delle pubblicazioni più importanti della storia degli Stati Uniti.

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