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La Moka: simbolo del design italiano

Novant’anni fa Alfonso Bialetti creava la Moka che – anche grazie alla sua strategia pubblicitaria – ha fatto la storia.

Nel 1933 Bialetti progettò, insieme alla sua fabbrica, la sua intuizione ultimando un oggetto destinato a renderlo conosciuto in tutto il mondo.

Parliamo di centinaia e centinaia di milioni di esemplari venduti dagli anni Cinquanta ad oggi.

La Moka è senza dubbio l’oggetto di design italiano più diffuso nel mondo, esposto al MOMA di New York, nella collezione permanente del Museo del Design Italiano della Triennale di Milano ed è esposto all’EXPO di Shanghai tra le 10 invenzioni italiane che hanno cambiato il mondo.

Roberto Bialetti sfruttò anche il Boom economico del 1947 per esportare la Moka Express così da renderla un oggetto di grande consumo a livello globale.

L’idea progettuale della Moka Express

Mokha è una città yemenita riconosciuta per essere uno dei primissimi centri di produzione di caffè.

Si dice che Bialetti abbia osservato la moglie fare il bucato con un’antica lisciveuse. L’ingegnere Alfonso Bialetti, trasse aspirazione da quel procedimento e lo riadattò per creare la sua caffettiera.

Il corpo inferiore era la caldaia, il filtro centrale e il contenitore superiore. Durante la fase di bollitura, l’acqua passava attraverso il filtro contenente la polvere di caffè e saliva miscelata attraverso il tubicino nel contenitore superiore pronta per essere versata nelle tazzine.

Prima Moka
La caffettiera Moka nel 1933

https://www.bialetti.com/it_it/la-storia

Ha saputo rendere geniale qualcosa di semplice e quotidiano. Ma il caffè, non è l’unica cosa gli italiani apprezzano. Ciò che rende la Moka profondamente inconfondibile è il suo design Art Déco con pianta ottagonale che da 90 anni rimane immutata nel tempo.

La sua strategia pubblicitaria

Bialetti si era – dunque – occupato della sua funzionalità e del design, ma fu il figlio Renato che rese la Moka conosciuta a livello mondiale. La sua strategia consisteva nell’aver realizzato uno dei primissimi esempi di partecipazione diretta di un imprenditore alla pubblicità di un suo prodotto, sfruttando l’autoironia. Renato Bialetti, aiutato dal disegnatore Paul Campani creò una figura di immediata simpatia:  l’Omino coi baffi.

Inizialmente si trattava di una serie di vignette accompagnate “Eh sì sì… sembra facile… fare un buon caffè!”. Questa frase divenne un tormentone e l’Omino coi baffi fu riprodotto anche sul fianco della Moka, diventandone parte integrante.

La campagna pubblicitaria vede la creazione del logo “Omino coi baffi” che diventerà famosissimo anche grazie agli spot di Carosello. Oggi è semplicemente un’icona italiana.

La strategia adottata da Nespresso

Inutile negarlo, se pensiamo al caffe, pensiamo a Nespresso.

Innovazione tecnologica: Nespresso ha investito nel rendere unica l’esperienza di preparazione del caffè.

  • Esclusività: le boutiques Nespresso hanno creato un senso di appartenenza e privilegio con la possibilità di ricevere consulenza personalizzata, introducendo il concetto di “club esclusivo”
  • Diversificazione del prodotto: la vasta gamma di caffè in capsule della Nespresso, offre un tipo specifico di aroma per ogni preferenza di gusto dei consumatori.
  • Le celebrità: George Clooney ha contribuito a creare un’immagine di lusso attorno al marchio.
  • L’educazione: Nespresso ha investito nell’educazione dei clienti su come apprezzare il caffè e come abbinarlo alle scelte culinarie attraverso workshop, guide e consulenze.
  • L’ecosistema: nel 2012 dopo aver perso una causa legale contro Caffè Vergnano, Nestlè (di cui Nespresso fa parte) si è dovuta rassegnare e dividere il mercato delle capsule “Original” con i competitor che realizzano le capsule compatibili.

Le macchine da caffè sono protette da un brevetto che permette l’utilizzo con solo capsule marchiate Nespresso. Modello simile a quello utilizzato da Apple, che rafforza il senso di appartenenza.

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