Coraline e la Porta Magica è un film d’animazione in stop-motion del 2009, diretto dal regista Henry Selick e tratto dall’omonimo romanzo di Neil Gaiman. La semiotica è lo studio dei segni e dei significati che questi veicolano. Ogni elemento che ci circonda – dalle parole, alle immagini, ai suoni, agli oggetti – può essere considerato un segno, che porta con sé un significato specifico. Nel contesto di un’opera come Coraline di Neil Gaiman, un’analisi semiotica aiuta a decifrare i simboli e le strutture narrative che costruiscono la storia nel profondo, svelando dimensioni nascoste e nuove interpretazioni.
Coraline: valori e simboli
La narrazione offre molteplici strati di significato, aperti ad una libera e potenzialmente mutevole interpretazione. Quasi tutto è un simbolo che cela in sé valori più profondi. Anche questo potrebbe essere uno dei valori veicolati attraverso la dicotomia delle due realtà, Mondo e Altro Mondo, dove si svolge la narrazione. Dietro ad una realtà che ad uno sguardo superficiale può apparire di facile comprensione, si può celare un mondo talmente vasto da donare la possibilità di nuove interpretazioni ad ogni sguardo.
Trama: la dicotomia Mondo – Altro Mondo
Coraline non è soddisfatta del Mondo Reale, così trova il modo per scappare nell’Altro Mondo. L’Altro Mondo è stato creato dall’Altra Madre, simile alla vera madre di Coraline se non per il fatto che al posto degli occhi ha due bottoni. L’Altra Madre ha tessuto la versione apparentemente più bella del Mondo e per ammaliare la bambina, con l’obiettivo di cucirle i bottoni sugli occhi e mangiarle l’anima. Coraline lo capisce e le due combattono attraverso un gioco trova tutto, in cui la protagonista spera di ritrovare i suoi genitori rapiti dalla cattiva e le anime di altri bambini scomparsi, e salvare tutti. Dopo macabre peripezie Coraline sconfigge l’Altra Madre e torna nel Mondo Reale, di cui finalmente apprezzerà anche gli aspetti più umanamente imperfetti.
L’ancoraggio nella semiotica: i bottoni sugli occhi
In semiotica, si definisce ancoraggio il meccanismo che fissa il significato di un testo (o di un’opera) a uno specifico interpretante, guidando così l’interpretazione del fruitore. Nel caso di Coraline, i bottoni sugli occhi degli attanti rappresentano l’unico ancoraggio costante all’interno della storia. Se l’Altro Mondo dovesse, anche solo per un istante, sembrare davvero identico al mondo reale, i bottoni sarebbero il segno che riporta il lettore e lo spettatore alla vera natura di quel luogo inquietante e pericoloso. I bottoni sono il mezzo attraverso il quale l’Altra Madre si appropria delle anime delle sue vittime, ma al tempo stesso svolgono una funzione simbolica: rappresentano il Velo di Maya, che separa la realtà dalla percezione ingannevole di una realtà meravigliosa, troppo difficile da affrontare nella sua vera forma.
I bottoni come simbolo di autoinganno e dipendenza
Non solo scindono verità ed illusione, ma ad un livello ancora più profondo, simboleggiano la scelta attiva dell’autoinganno. L’individuo che indossa i bottoni accetta un beneficio temporaneo a costo della propria libertà, finendo intrappolato in un meccanismo di dipendenza. I bottoni sugli occhi rappresentano una perdita di controllo sul proprio destino, un destino che inghiotte inevitabilmente chi ne è preda. Tuttavia, c’è una speranza: alla fine del film, i bambini fantasma, liberati dal controllo dell’Altra Madre, volano liberi in un cielo che cita Notte Stellata di Van Gogh. Finalmente, tutti e tre senza bottoni. Ma il dettaglio più sottile riguarda proprio la Megera. L’Altra Madre infatti non è estranea a questa dinamica di dipendenza, possedendo lei stessa i bottoni. Li cuce alle sue vittime ma è stata lei stessa la prima a cucirseli, rinunciando così a vedere una qualsiasi cosa che non fosse la propria ossessione, rendendola totalizzante.