Il film Sinners (2025) – diretto da Ryan Coogler – recentemente uscito sul grande schermo, è solo ad uno sguardo estremamente superficiale etichettabile com il classico horror sui vampiri.
Ambientato in un vilaggio del Mississippi post-proibizionista, Sinners è in grado di esplorare tematiche di oppressione, potere, identità e resistenza, amalgamando la storia afroamericana con quella irlandese.
L’elemento irlandese, meno evidente rispetto a quello afro, emerge attraverso il personaggio di Remmick. Antagonista principale, il vampiro rappresenta un’oppressione esterna per i protagonisti, sommandosi a quelle preesistenti, come il Ku Klux Klan. Remmick potrebbe simboleggiare le dinamiche di razza negli Stati Uniti degli anni Trenta. Qui, anche gruppi storicamente discriminati hanno potuto integrarsi e talvolta perseguitare altri gruppi, come gli afroamericani.
Il culmine di questo intreccio può essere sintetizzato da due canzoni del film: I Lied to You e Rocky Road to Dublin. I due pezzi ritraggono i temi del multiculturalismo (I Lied to You) e della sottomissione culturale (Rocky Road to Dublin).
I Lied to You: Multiculturalismo
Il protagonista Sammie, con la sua interpretazione di I Lied to You si fa portavoce della resilienza, del dolore e della gioia stratificate nella musica blues. Nel juke joint appaiono ballerini e musicisti (dal passato, presente e futuro) appartenenti a diverse etnie, e dunque performanti generi diversi. Mantenendo la propria identità e quella del proprio popolo, le radici di ognuno si intrecciano in una celebrazione collettiva della diversità.
Rocky Road to Dublin: Sottomissione Culturale
Al contrario, Rocky Road to Dublin incarna una falsa assimilazione, più vicina alla sottomissione culturale e alla cancellazione dell’identità. I neo-vampiri trasformati da Rammick, in preda alla loro follia omicida, ballano gracchiando le parole della stessa canzone. Seppur le note siano le stesse, il risultato p disarmonico e stridente, poiché è tutto incentrato su Remmick che li induce a prendere parte all’inquietante rituale. Nulla è spontaneo, tutti sono soggiogati da quella creatura che non vuole creare una tribù, come tenta di far credere, ma solo soddisfare la sua fame. Qui la diversità viene consumata, non celebrata.
Sinners: Il Juke Joint come Simbolo di Resistenza
Il juke joint aperto dai fratelli Stack e Smoke (i protagonisti) risulta essere il rifugio della comunità afroamericana.
L’intera narrazione si sviluppa attorno ad esso: l’acquisto dai bianchi, l’inaugurazione, fino all’epilogo. Alla fine, entrambi i gruppi antagonisti (Ku Klux Klan e Vampiri) muoiono nel tentativo di farvi ingresso per sterminare gli ultimi superstiti.
Sinners: Simbolo di Lotta e Memoria
Coogler usa i vampiri come metafora dell’assimilazione forzata e dell’oppressione mascherata da inclusione. Il Ku Klux Klan rappresenta invece un’oppressione sistemica, più riconoscibile. Li contrappone alla vitalità del juke joint: luogo di memoria, comunità e radicamento culturale.
Quindi no, Sinners non parla di vampiri. Parla di resistenza. Che non significa solo sopravvivere, ma proteggere la propria voce, le proprie tradizioni e le proprie radici.