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Il Sale della Terra – Wim Wenders

Wim Wenders torna nei cinema documentando il lavoro di Sebastião Salgado, tra i fotografi più espressivi del nostro secolo. Negli ultimi quarant’ anni, Salgado ha esplorato il mondo in lungo e largo, ritraendo da una parte i conflitti internazionali, la carestia e i grandi esodi, e dall’altra, la bellezza della flora e fauna che coesistono con l’umanità corrotta e dilaniata dalla politica internazionale. Questo grande fotografo, dopo essere stato testimone della sofferenza estrema dell’uomo, dopo aver ritratto l’espressione più cinica della morte, ha deciso di dedicarsi all’esplorazione del lato primitivo dell’esistenza, in cui rientrano anche alcune piccole tribù di uomini, che ancora abitano le foreste e per le quali le lancette sono ferme all’alba dei tempi. “Conosco il lavoro di Sebastião Salgado da 25 anni” spiega Wim Wenders. ”Molto tempo fa avevo comprato due stampe, che avevano trovato grande eco in me e mi avevano commosso. Le avevo incorniciate e da allora sono appese sopra la mia scrivania”.

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Wenders, di Salgado, ha documentato l’uomo e il fotografo, raccontando la forza e la passione che animano questo esploratore del mondo. Salgado, al contrario di molti, non ha mai estratto fotogrammi casuali perché ha vissuto ogni singola realtà fotografata, perciò i suoi scatti conservano “il sale della terra” e il significato dell’esistenza. Nel film, si avverte l’importanza assoluta della famiglia nella vita dell’artista; il ruolo di sua moglie Lelia, che si è impegnata attivamente per la realizzazione del documentario, è fondamentale. “Sebastião e Lelia lavorano insieme da 50 anni” sottolinea il regista, che prosegue: “Lelia apporta a Sebastião una vera e propria energia di cui lui ha bisogno per le sue opere, per le sue mostre, e affrontano insieme tutti i suoi più grandi lavori fotografici”. Il figlio di Salgado, Juliano Ribeiro, è stato aiuto regista di Wenders e protagonista di una parentesi importante di questo film, ossia l’analisi toccante del rapporto padre-figlio, a proposito della quale Wenders commenta: “avrebbe potuto rivelarsi una “trappola” per il film, e penso che i Salgado abbiano avuto ragione a rivolgersi a me per evitare un pericolo del genere.E in fin dei conti è un aspetto molto toccante del film”. Il documentario formula una parabola completa della vita di Salgado: non si tratta solo di un racconto, ma di un viaggio che lo spettatore compie, insieme al regista, alla scoperta di questa vita straordinaria, della quale entra a far parte, e che certamente conserverà come un ricordo nel tempo.

Federica Bello

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