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La vita è segno. L’arte di Goran

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La vita è sogno. Ma anche segno. Proiettare su un muro, estendere con una bomboletta spray il libero movimento del proprio braccio. Senza soluzione di continuità, l’intuizione del tag, imbrattando di desiderio la superfice, tipograffiando l’attimo, mette a punto il proprio arsenale espressivo sotto forma di lettere, caratteri, forme, suggestioni cromatiche del proprio istinto. Il risveglio dal sogno a volte brusco, per l’anima inquieta incappucciata che guardandosi bene alle spalle, al primo sentore di lampeggiante è costretto a fuggire. Prima del muro, il sogno è nella tv. Dentro quella scatola la Mtv generation abbraccia segnali, capta nuovi linguaggi e sopratutto va molto, molto più veloce. Dalla tv al muro e ritorno. Il sogno dunque la vita dell’illutratore Marco Romano Goran parte in questo modo dalla provincia di Lecce. Approda per motivi di studio a Firenze e ad oggi si fissa in pianta stabile in quel di Milano. Piu che il percorso geografico il suo stile risente dalle molteplici influenze raccolte sui muri, sulla televisione, sulle riviste e nei libri di storia dell’arte. Analogico lo sketchbook, dei suoi appunti grafici, digitale il canvas di traduzione. Dalla grafite al segno vettoriale. Il suo immaginario comprende riferimenti cromatici e di movimento che istintivamente ci rimandano al futurismo, alle geometrie piene di spirito delle avanguardie russe. Marco è molto giovane. Ha 27 anni ma ha iniziato a lavorare a confrontarsi con la committenza fin da quando, come ama definirsi, era un “pischelletto”. Il suo stile grafico risente dell’influenza di artisti come Charlie Harper, ricorre ai “bastoni” fra le ruote delle tipografie di Saul Bass (l’artefice dei titoli di testa dei film di Alfred Hitchcock) e traduce i suoni in segni proprio come Paul Rand che leggeva la “B” di IBM come un’ape (“bee”, per l’appunto) e l”I” della prima persona singolare come un occhio. La ricerca della perfezione e la cura del dettaglio sono sicuramente un portato diretto dei suoi studi di design industriale. Moltissime ore di disegno tecnico (non solo autocad!) alle spalle. Il tutto si riflette nel suo pensiero visivo che comunica per vie geometriche, nell’equilibrio della linea che come in un racconto pieno d’interesse non merita di essere interrotta. “Se fai disegno tecnico per tre anni con il compassino e i pennini e raccordi linee quelle cose ti segnano e quindi è stato naturale avere uno stile più geometrico.” Quando lo raggiungiamo via skype sta lavorando alla realizzazione di un’infografica per una rivista di cucina svedese ma le sue illustrazioni, le sue straordinarie infografiche sono state ospitate nelle pagine di Espn, Washington Post, Wired e GQ. Marco collabora con Bake Agency di cui ha curato tutta la brand identity e di recente ha dato vita alla campagna Samsung Just 4 You. I suoi lavori sono visionabili nel suo sito Goran Factory.

MTV Generation

Credo di essere uno dei figli di Mtv. Quando anocra non sapevo cosa fosse la grafica sentivo che mi sarebbe piaciuto fare quello che vedevo su Mtv. Mi sono iscritto prima ad un’Accademia di Belle Arti a Firenze ma mi sono presto reso conto che non era quella la strada giusta e quindi mi sono iscritto all’ISIA – sempre a Firenze –  dove ho studiato Disegno industriale. Sono stato stimolato indubbiamente dai miei professori ma sopratutto da quello che vedevo per strada e in questo modo ho costruito una cultura visiva personale. Nonostante gli studi devo dire che mi sono mosso parecchio per conto mio. Quello che ho imparato l’ho imparato da solo. Ho avuto la fortuna di conoscere illustratori che mi hanno saputo indicare le strade da percorrere. Con l’ISIA mi sono reso conto che l’immagine animata non era per me e ho iniziato a concentrarmi sul disegno.  Andavo in giro rubando con gli occhi dagli artisti trend del periodo ma anche sperimentando sul mio sketchbook che all’epoca era una vera e propria estensione della mia mano.

Basta Che Funzioni

Ho un tratto freddo perché è quello del vettoriale puro. Quelli che disegnano a mano un po’ mi snobbano perché magari hanno capacità manuali superiori alle mie. Ma ho creato un mio stile e credo che più che pensare a cosa si possa perdere nel passaggio dal disegno a mano a quello digitale è opportuno concentrarsi  sull’effettiva capacità comunicativa di quello che faccio. Funziona? Si? Allora questo mi basta.Tuto parte comunque da uno schizzo progettuale dove definire dei particolari che devono essere chiari a me, non sono il migliore dei disegnatori ma so disegnare.

Be Inspired!

Non posso negarlo. Mi ispiro al futurismo e al costruttivismo russo. Ciò che principalmente mi interessa dell’arte moderna cerco di riversarlo direttamente in quello che faccio. Devo dire che molti illustratori possono essere considerati dei padrini. Uno, su tutti, Charlie Harper. Tra i maestri dell’illustrazione è quello che sicuramente ha più influenzato il modo di procedere. Se guardi i suoi lavori e consideri che a quei tempi non esisteva ancora il computer… Quando ho iniziato a disegnare e lavorare lo facevo sempre partendo dall’utilizzo di una griglia e di alcuni moduli. Harper mi ha insegnato a non rompere il tratto, a creare figure più armoniche ed a mantenere una certa geometria senza restare “imprigionato” necessariamente in una griglia.  Altro punto fondamentale della mia formazione è stata l’esperienza da graffitaro. Se scrivi sui muri, ami le lettere e quindi l’aspetto tipografico e la fascinazione sopratutto per i lavori di House Industries. Crescendo ho imparato a guardare alla mia identità, ho fatto una ricerca su me stesso, su chi ero. Il mio stile è venuto fuori in questo modo.

Musica, ritmo, linea

Ascolto musica ovviamente. Ho avuto un excursus musicale che mi ha portato dall’heavy metal al punk. Ho iniziato ad ascoltare musica elettronica e adesso ascolto principalmente rap italiano di vecchia scuola. Prima c’erano le posse e l’atteggaimento era diverso, più rilassato. I tempi di oggi credo si siano incattiviti abbastanza perciò non me ne interesso…. per cui sono tornato indietro… old school, è meglio.

Hire Me!

Nonostante gli studi ho avuto sempre un approccio professionale a quello che facevo. Volevo confrontarmi con il mondo del lavoro e vedere se ero in grado di raccogliere la sfida. Ho fatto un portfolio e mi sono presentato alle realtà aziendali che più mi interessavano… ed ho iniziato ad avere subito delle risposte. Ho mandato dei lavori a Wired e cosa che mi ha veramente sorpreso positivamente è stato il fatto che mi hanno risposto in una settimana, mi hanno subito commissionato dei lavori e da lì è iniziato tutto. Il rapporto con la committenza? Tutto dipende dal progetto. Personalmente non voglio fare passi indietro quindi il mio mestiere è quello di fare illustrazioni ed evolvermi, crescere, stilisticamente e in comunicazione.  Ci sono clienti che ti danno carta bianca e altri che invece sono più rigidi sulla creatività ma ognuno ha le sue ragioni nessuno di questi è criticabili e ovviamente sono più felice se posso lavorare di testa mia. Anche se ho interesse a lavorare su progetti più grandi posso emozionarmi nel lavorare con realtà azindali meno mastodontiche. Adesso ad esempio. C’è un negozio delle Marche, Gigolé di Chiaravalle. Per Natale producono un mug, la classica tazza da caffè americano, chiedono ad un’illustratore di fare una tazza. In passato avevano convocato Olimpia Zagnoli o Dem. Quando mi hanno contattato per una commissione del genere ero stracontento.

Gold

“La Gold è nata nel 2003. La nostra filosofia è stata quella di voler creare un marchio di abbigliamento street che in qualche modo portasse con se un nuovo immaginario ispirato a quello della cultura newyorchese.” – ci racconta Omar Rashid, la Gold in persona, raggiunto telefonicamente per raccogliere una testimonianza sul suo lavoro con Goran. “Una cultura che ancora oggi, a Firenze, non è arrivata mai fino in fondo. Ho conosciuto Marco quando ancora era studente. Mi sono innamorato subito dei suoi lavori, erano inccredibili ed ha un gusto vettoriale unico. Per questo ho iniziato, nel 2006, ad affidargli inizialmente dei piccoli progetti di comunicazione per poi convocarlo come Art Director e affidargli una linea di t-shirt. Adesso non ne posso più fare a meno. Lo consulto tutte le volte che posso.”

Social

Devo dire che farei volentieri a meno di facebook mentre ho una grande attenzione per Instagram e Dribble. Su instagram riesco a vedere in tempo reale cosa fanno le persone che stimo, è possibile trovare delle anticipazioni dei lavori, il work in prgoress di determinati progetti, mostre e molto altro. Così tutto diventa sicuramente più interessante. Devo dire che comunque prima ero molto più metodico in merito ai canali social perché avevo bisogno di fare promozione. Era d’obbligo  farsi vedere ai vernissage, mandare email, incontrare quell’art director… Adesso per fortuna la situazione è cambiata quindi dedico molto meno tempo  e cerco vie più mirate dove veicolare quello che faccio. Qualche anno fa avavo ancora bisogno dell’approvazione di un art director, di tutti quei complimenti che dentro la testa ti fanno pensare di essere figo… Tutto superato, per fortuna.

I Love Italy

L’estero mi ha sempre affascinato… magari potrei lavorare e guardare dalla finestra Manhattan… (ride)… qui a Milano divido il bilocale col cane e la mia ragazza… Poi sono già colpevole di aver abbandonato la mia regione, la Puglia. Dicono che non sono riconoscente… Non mi va di lasciare l’italia. Se hai talento, secondo me non ci sono problemi a lavorare anche qui da noi. Ci sono le difficoltà di tutti i giorni ma la differenza sta anche nel saperle affrontare. In Italia abbiamo avuto grandi maestri che hanno creato una generazione di maestri di serie b che a loro volta hanno creato una  generazione di assistenti. Ora sta crescendo una nuova generazione di talenti che può tornare a “spaccare” e quindi mi piacerebbe restare qui e contribuire a questi nuovo tipo di rinascimento grafico.

A quanto pare in Italia stiamo vivendo una nuova e vitale stagione di opportunità grafica. Un nuovo rinascimento, per dirla insieme a Goran. I talenti non mancano e quindi è bene iniziare di nuovo a tenere gli occhi aperti. Noi di Baked, lo stiamo già facendo. Continuate a segurici e se portate gli occhiali, pulite bene le lenti!

Luca Perini | Bake Agency

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