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Managing Oneself – come essere un buon capo di se stessi

Managing Oneself – come essere un buon capo di se stessi

In un saggio del 1999 pubblicato dalla HBR e intitolato Managing Oneself il celebre autore ed esperto di management Peter F. Drucker invitava i lettori a porsi 5 domande per imparare a sviluppare le proprie capacità e impegnarsi al meglio nel proprio lavoro.

In questi ultimi anni la figura del freelance ha conosciuto una grande diffusione in diversi campi professionali e fasce di età, portando in primo piano la necessità di un metodo di lavoro autonomo ed efficiente. Allo stesso tempo, anche i profili professionali ricercati dalle aziende richiedono sempre più autonomia nella gestione del lavoro evidenziando la necessità di un “management di sé stessi”, vale a dire di un metodo che faciliti una gestione ottimale del lavoro individuale.

Ecco le domande che potrebbero tornare utili nella scelta e organizzazione del lavoro:

Quali sono i miei punti di forza?

È indispensabile sapere su quali competenze e caratteristiche personali possiamo puntare quando scegliamo di candidarci per un lavoro o quando ci viene assegnato un compito. Per acquisire questa consapevolezza può essere utile fare un’autoanalisi di quanti degli obiettivi che ci siamo posti nel tempo abbiamo raggiunto e quali no. Qual è stato il nostro maggior successo? Quale obiettivo non abbiamo portato a termine e perché?

In che modo porto a termine i compiti che mi vengono assegnati?

È importante essere consapevoli dei propri meccanismi di apprendimento e di lavoro e sfruttare al meglio il metodo che funziona per noi. Forzarci all’utilizzo di un altro metodo con il quale non ci troviamo bene, solo perché è universalmente riconosciuto come il più giusto, potrebbe rivelarsi controproducente. Quindi via libera al lavoro da casa, al coworking e a qualsiasi altro luogo o metodo che favorisca la vostra concentrazione ed efficienza.

Quali sono i miei valori?

Bisogna essere consapevoli della propria scala di valori personali ed evitare di imbatterci in un’azienda, o cliente, i cui valori siano lontani dai nostri. A questo proposito può essere utile il famoso mirror test: “che tipo di persona voglio vedere nello specchio al mattino?”. Insomma se siete convinti animalisti è sconsigliabile accettare di fare il refresh grafico del sito del Circolo della Caccia.

Qual è il mio posto?

Una volta che si hanno chiari i propri punti di forza, metodi e valori, riuscire a capire quale sia il nostro posto può trasformarci da bravi lavoratori a professionisti eccezionali. Non sempre è un compito facile, le carriere si costruiscono passo dopo passo e può volerci del tempo prima di capire quale sia l’ambiente lavorativo a noi più consono. Ma con l’esperienza possiamo certamente capire se non altro quale NON è il nostro posto, e avvicinarci sempre più alla scelta giusta per noi. 

In che modo posso contribuire?

Prima di capire in che modo possiamo contribuire in un lavoro o specifico progetto, è opportuno mettere a fuoco di cosa c’è bisogno e quali strumenti debbano essere messi in campo per raggiungere l’obiettivo e fare la differenza. A questo proposito è utile definire un programma: qual è l’obiettivo? Da dove cominciare? Con quali deadlines? Lavorare in modo ordinato e porsi le domande giuste rende più facile offrire un contributo in base alle nostre capacità, i nostri metodi e i nostri valori.

Flavia Lazzaro | Bake Agency

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