• Comunicazione
  • Cultura
  • Intervista
  • Personaggi

Podcasting è Hypercast: intervista ad Enzo Abbate

Studio di Hypercast (podcasting)

Il podcasting, nella sfera mediatica, non è più solo voce: è storytelling, è video, è strategia. In questi anni Hypercast si è affermata come una delle realtà più interessanti in Italia. Produzioni
curate, storie potenti e una visione chiara su cosa significhi fare podcast oggi, con uno stile
riconoscibile e una forte identità culturale. Insieme ad Enzo Abbate di Hypercast oggi parleremo di voce, visione, errori fatti ed intuizioni giuste. Ma anche di cosa rende davvero forte un podcast oggi, e di cosa potrebbe succedere un domani.

Foto di Enzo Abbate, brand management nel podcasting
Enzo Abbate, Hypercast | Brand Management • Podcasting

Come si misura davvero il successo di un podcast?

Il successo di un podcast ha una dimensione duplice. Da un lato ci sono i KPI oggettivi – download, completion rate, engagement, view su YouTube – che con Hyperboost+ (la nostra piattaforma di viralizzazione) riusciamo a garantire secondo gli standard IAB. Dall’altro c’è l’impatto culturale, quella capacità di entrare nelle conversazioni delle persone, di generare passaparola autentico.

Un podcast di successo per noi non è solo quello che scala le classifiche audio o le trending di YouTube/TikTok, ma quello che crea una connessione emotiva duratura. Quando riceviamo commenti di ascoltatori che ci dicono “questo episodio mi ha cambiato la giornata”, quello vale più di mille download o visualizzazioni. L’audio ha questa magia (è figlio della radiofonia, mia passione storica, ma il video aggiunge la dimensione della presenza, dell’intimità visiva che su YouTube diventa conversazione globale.

Vi è mai capitato un progetto che non è andato come previsto, ma che vi ha lasciato una lezione importante?

All’inizio pensavamo che bastasse avere contenuti di qualità per sfondare. Avevamo prodotto una serie incredibile dal punto di vista narrativo, pubblicata sia in audio che su YouTube, ma avevamo sottovalutato completamente la distribuzione strategica. Il podcast era bellissimo, i video curati, ma nessuno li scopriva.

Quella “sconfitta” ci ha portato a sviluppare Hyperboost+, che ora funziona sia per l’audio tradizionale che per i podcast video su YouTube. Abbiamo capito che nel 2025 non basta più caricare e sperare: serve una strategia di semina mirata cross-platform, algoritmi che capiscano dove e quando posizionare il contenuto. Da quel fallimento è nata la nostra tecnologia proprietaria che oggi ci distingue nel mercato.

Il podcasting ha davvero democratizzato i media?

Il podcasting ha abbassato le barriere tecniche – chiunque può registrare, pubblicare e caricare su YouTube. Ma ha creato nuove barriere: quella della “discoverability” in un mare di contenuti e quella della qualità professionale. Il mercato italiano è saturo di contenuti amatoriali, mentre i brand cercano partner affidabili per progetti che funzionino sia in audio che in video.

La vera democratizzazione non è nell’accesso agli strumenti, ma nell’accesso al pubblico giusto su tutte le piattaforme. Hypercast Network (il nostro circuito di podcaster indipendenti) esiste proprio per questo: diamo ai podcaster talentuosi l’infrastruttura per emergere su Spotify, Apple Podcasts e YouTube, mentre ai brand garantiamo la quality assurance cross-platform che cercano.

Cosa deve avere un podcast per funzionare davvero?

Prima di tutto una promessa chiara: l’ascoltatore deve sapere cosa otterrà investendo il suo tempo, sia che stia ascoltando in auto che guardando su YouTube. Poi serve una voce riconoscibile – non necessariamente famosa, ma autentica e coerente con il messaggio. In ultimo serve il “flow”, quella magia che si crea quando le persone parlano intimamente tra loro al microfono.

La narrazione audio ha regole diverse dal video, ma nel podcast videon(ormai un trend inarrestabile anche grazie all’algoritmo di YouTube) dobbiamo orchestrare entrambe: dipingere immagini con le parole per chi ascolta solo, ma offrire una dimensione visiva significativa per chi guarda su YouTube. Non si tratta di mettere una telecamera davanti a un microfono – è creare un’esperienza che funzioni su entrambi i livelli. Un buon podcast per i brand deve integrare naturalmente il messaggio commerciale senza spezzare l’esperienza narrativa, sia audio che video.

Il vostro spazio a Trastevere ha un’identità forte. Quanto incide l’ambiente sulla qualità di ciò che si produce in generale?

Il nostro studio a Trastevere non è solo un luogo di registrazione, è un ecosistema creativo pensato per l’era del podcast video. L’ambiente fisico influenza direttamente la qualità della produzione: acustica studiata, illuminazione cinematografica per YouTube, tecnologia all’avanguardia per registrare simultaneamente audio e video di qualità broadcast.

Ma soprattutto, avere uno spazio riconoscibile ci ha aiutato a costruire una community. I podcaster vengono qui e respirano qualità, vedono che facciamo sul serio sia per l’audio che per il video. Quando presenziano nei nostri podcast, si sentono parte di qualcosa di importante. L’ambiente comunica professionalità prima ancora che inizino a parlare.

Come scegliete i progetti e le voci da amplificare?

Abbiamo tre criteri non negoziabili: autenticità della voce, potenziale di scala e allineamento con i nostri valori. Ma ora valutiamo anche lo “statement” del podcaster – quella capacità di essere interessanti sia da ascoltare che da guardare, senza tradire l’autenticità.

L’istinto conta, ma lo validiamo sempre con i dati cross-platform. Usiamo i nostri algoritmi per testare il potenziale di audience su tutte le piattaforme, YouTube inclusa, poi combiniamo con la nostra esperienza editoriale. È un mix di scienza e arte che abbiamo affinato negli anni, ora applicato all’ecosistema audiovideo.

Perché i brand dovrebbero credere nell’audio oggi?

L’audio è l’unico media che accompagna le persone senza chiedere attenzione esclusiva, il touchpoint è interessante in quanto laterale: i nostri occhi sono ormai saturati, le orecchie sono ancora libere! Detto questo, il podcast video su YouTube aggiunge una dimensione in più: la possibilità di essere scoperti attraverso la ricerca visiva fornita da un algoritmo potentissimo, e di creare momenti di engagement più intensi.

Per i brand, questa doppia natura è oro: storytelling lungo per chi ascolta in movimento, momenti visual memorabili per chi guarda su YouTube. Puoi costruire relazioni durature attraverso l’audio e amplificare la reach attraverso il video. Con Hyperboost+ garantiamo che il messaggio raggiunga la audience giusta su entrambi i canali, in contesti brand-safe. È ROI misurabile su canali complementari ad alta retention.

Il futuro del podcasting: cosa vi entusiasma?

L’AI ci sta già cambiando il lavoro: ottimizzazione automatica del suono, editing video intelligente, analisi predittiva delle performance cross-platform, personalizzazione dei contenuti. Ma l’aspetto più interessante è l’interattività: podcast che si adattano alle preferenze dell’ascoltatore in real-time, con elementi visual che rispondono all’engagement su YouTube.

Stiamo sperimentando con formati ibridi sempre più sofisticati: contenuti che nascono per l’audio ma si arricchiscono di layer visual per YouTube, mantenendo l’essenza podcast. Il futuro è nella contaminazione intelligente tra audio e video, non nella scelta di uno o dell’altro.

Nel podcasting vi capita mai di collaborare con agenzie creative o realtà esterne nella fase di ideazione?

Assolutamente sì. Il miglior podcasting nasce dalla contaminazione di competenze diverse, ancora di più ora che lavoriamo in video. Collaboriamo con agenzie quando portano insights unici sul brand, sulla audience o competenze visual che arricchiscono la nostra proposta. Agenzie creative, centri media, talent agencies, strategist e creators singoli.

Cerchiamo partner che capiscano la specificità dell’audio-video, che non provino a trasferire meccanicamente logiche di streaming (o peggio televisive) ai podcast .
Il confronto più fertile è con chi ha esperienza complementare ma rispetta la natura ibrida del nostro mezzo – l’intimità dell’audio con l’impatto del visual.

Guardando avanti, quali sono le collaborazioni che vi incuriosiscono di più?

Siamo affascinati dal mondo gaming – l’audio immersivo combinato con contenuti video per YouTube ha potenzialità enormi per raggiungere le community. Anche il retail ci interessa: podcast  come esperienza di brand omnichannel.

Stiamo esplorando partnership con creator Tiktok e YouTube che vogliono aggiungere la dimensione podcast ai loro contenuti, e con aziende che possono sfruttare la doppia natura dei nostri contenuti: l’audio per l’accompagnamento quotidiano, il video per i momenti di formazione e ispirazione. Vogliamo essere il ponte tra questi mondi, sempre mantenendo la qualità e l’autenticità che ci contraddistinguono su ogni piattaforma.​​​​​​​​​​​​​​​​

Podcasting: strategia, creatività e futuro

Oggi non basta più creare un buon contenuto: la differenza la fa chi riesce davvero a farsi ascoltare — e vedere. Enzo Abbate ci mostra come il successo di un podcast non sia solo questione di numeri, ma nasca dall’incontro tra strategia, emozione e visione culturale. In un panorama dove l’intelligenza artificiale, la visibilità e il racconto cross-platform stanno ridisegnando le regole del gioco, il podcasting si afferma come uno dei linguaggi più evoluti e versatili della comunicazione contemporanea. Con un approccio concreto e una visione già proiettata avanti, Hypercast sembra parlare la lingua del futuro.


Sommario

LEGGI ANCHE

ARTICOLI CORRELATI