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The Holdovers – Lezioni di vita

Uscito in Italia il 18 gennaio 2024, The Holdovers è uno dei film migliori di quest’anno. Diretto da Alexander Payne e interpretato da uno straordinario Paul Giamatti, è stato candidato al Premio Oscar come miglior film e si è aggiudicato il premio di miglior attrice non protagonista con Da’Vine Joy Randolph. Il ruolo chiave del film è stato svolto proprio dal modo in cui l’attrice ha dato vita a Mary Lamb, attraverso una magistrale interpretazione che si è sposata perfettamente con questo personaggio. Ed è proprio da qui che vogliamo partire per parlarvi del significato di questo film.

Trama

1970. Paul Hunham (Paul Giamatti) è un intransigente professore di storia in una scuola privata americana e per le vacanze di Natale si ritrova a dover fare da supervisore agli holdovers – i “trattenuti”: cinque studenti che per diversi motivi non possono tornare a casa. Una situazione molto spiacevole, considerando che il professor Hunham non è esattamente amato dai ragazzi. Lui per primo sembra determinato a impartire loro spietatamente una costante lezione sulla durezza della vita

Per questo quando il gruppetto di ragazzi ha l’occasione per andare a trascorrere le vacanze in montagna tutti la colgono al volo. Tutti , tranne Angus Tully (Dominic Sessa). Mentre gli altri hanno ottenuto il permesso di andare da parte dei genitori, sua madre è irraggiungibile. Dunque con estremo rammarico il professor Hunham gli annuncia che dovranno passare il resto delle vacanze insieme

La vera trama del film inizia da qui: da questo momento infatti vediamo pian piano nascere un legame sempre più profondo tra il professore e il ragazzo. Un legame che però è fatto da continue tensioni, sempre sul punto di esplodere finché non trovano modi per sciogliersi. Proprio qui si inserisce il personaggio di Mary Lamb, interpretato da Da’Vine Joy Randolph. 

Condividere un quieto dolore

Mary è la cuoca della scuola e ha da poco perso il giovane figlio nella guerra in Vietnam. Per Natale è rimasta al campus, dove in una solitudine consapevole sta cercando di prendersi cura del suo dolore. 

In realtà, come emerge pian piano dalla trama, tutti e i tre personaggi – Paul, Angus e Mary – stanno vivendo un dolore. Per Mary è un dolore evidente a tutti quelli che la circondano: tutti sanno. Ma piuttosto di chiudersi in una rabbia per ciò che ha perso – una rabbia che ogni tanto emerge – Mary sceglie l’empatia.

Una scelta fondamentale, perché sarà proprio lei a tenere uniti Paul e Angus nei momenti più critici. Una figura femminile che lega i due personaggi maschili, proprio in virtù del suo estremo dolore. Lei vede e riconoscere il loro dolore, che al contrario del suo è sotterraneo. Angus nasconde il suo sotto la maschera della giovinezza, dell’esuberanza e della frenesia. Paul, semplicemente, finge che non ci sia nulla per cui soffrire e che la solitudine in cui vive sia la sua condizione ideale. Tra i due, Mary dà forma a un linguaggio comune, un terreno su cui entrambi possano camminare senza la paura di cadere a ogni passo.

Non sono sofferenze che incupiscono la visione del film. Anzi ne addolciscono addirittura i tratti, insieme ai brani musicali che alternano le scene. I dolori di questi tre personaggi sono in grado di risuonare nello spettatore. E l’aspetto interessante del film si incentra proprio in questo scambio di empatia tra personaggi e spettatori.

La “lezione di vita” preannunciata nel titolo italiano è proprio uno scambio di esperienze sul dolore, da cui nasce un modo per affrontare il dolore stesso senza dover per forza rimanere chiusi in esso. C’è sempre un modo, sembra dirci The Holdovers, per ricominciare a vivere senza perdere se stessi per strada

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