In questo periodo stanno uscendo degli album davvero eccitanti, “To Pimp A Butterfly” di Kendrick Lamar ne è la massima espressione. Se ne parla in rete da qualche settimana e oramai è stato detto tutto di questo lavoro, andando a spulciare nella produzione, nei testi pieni di citazioni, nelle collaborazioni e nella promozione. Insomma, se ne è parlato tanto e non è il caso di aggiungere parole.
Anche di Bjork e del suo “Vulnicura” ne avrete sicuramente sentito parlare se siete appassionati di musica, quindi anche per questo disco non è il caso di aggiungere altre considerazioni. Preferiamo quindi parlarvi di una compilation davvero interessante che arriva da lontano, sia in termini geografici che in termini di tempo.
E’ da poco uscito il quarto volume di una serie di compilation chiamata NEXT STOP SOWETO, dato alle stampe dalla prestigiosa label inglese STRUT RECORDS, già attiva tra il 1999 e il 2003 (poi rimessa in piedi nel 2008) e che si occupa, principalmente, di musica da ballare e di afrobeat (vincitrice, tra l’altro, nella categoria Best Label agli ultimi Worldwide Awards di Gilles Peterson). La STRUT REC è la label che quest’anno ci ha regalato un disco straordinario, quello di Orlando Julius insieme a The Heliocentrics di Malcom Catto, tanto per dire!
Perché ne vogliamo parlare?
Per un paio di buoni motivi.
Il primo è che è una compilation “della madonna”, il secondo è che, forse tra queste quindici tracce, non ce n’è nemmeno una che avete mai ascoltato.
Da qualche tempo un mio amico e DJ Francesco CUCKIMAN mi parla di quanto sia fica e di quanto “spacchi” la musica house sudafricana, tanto che ha deciso, suo malgrado viste le difficoltà di proporre musica nel nostro paese, di provare a far conoscere i produttori e i djs che arrivano da lì. Ma da dove arriva questo suono? C’è stato qualcosa prima?!
La musica che recensiamo oggi è la risposta a questa domanda.
Sembra impossibile, ma neanche poi tanto, ma tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli ottanta, tra segregazione razziale ai massimi livelli e repressione violenta la comunità musicale del Sudafrica sfornava una delle cose più interessanti del panorama disco mondiale. Una musica che mescola soul, disco, boogie, rock e jazz ma con una matrice prettamente afro. Questa è musica che ha un ritmo che non ti molla, ti tiene in movimento la gamba dalla prima all’ultima nota. E vorrei ben vedere!
Artisti come Almon Memela, Marumo, Xoliso, Margaret Singane e Saitana sono per lo più nomi sconosciuti da noi e gli altri presenti in questa compilation non brillano per popolarità, ma non è questo il punto.
La vera missione di questa compilation è quella di catturare e celebrare la musica undergound sudafricana di quel periodo.
Ispirati dai messaggi socio-politici delle stelle afro-americane del soul e portato avanti da producers sudafricani lungimiranti come Hamilton Nzimande, questo sound ha avuto la sua importanza anche da un punto di vista sociale. La frase contenuta in “1,2,3” di Saitana che recita: “1,2,3 your turn is over. 4,5,6 our turn is started” è un proclama politico neanche troppo velato, anzi diretto al cuore dei neri oppressi del Sudafrica e uno sprono per i tempi che stanno cambiando o che sarebbero cambiati di lì a una decina di anni.
La compilation si sviluppa molto bene e si fa ascoltare dalla prima all’ultima traccia, in un viaggio ondulato che riesce a prenderti pian piano che scorre.
La vostra vita non sarà più la stessa dopo aver ascoltato le tracce di questa compilation, perché se la disco che suonava Larry Levan al Paradise Garage vi è sembrata fica questa non lo è da meno e per di più sarebbe potuta finire di sicuro nella valigia di dischi di Daniele Baldelli.